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il gigante di Foiano


Ospite di oggi è Roberto Boncompagni , atleta dell’Avis Foiano e finisher in ben 2 edizioni del Tor de Geants . È pleonastico descrivere quanto tu abbia compiuto , vorremo sentire da te le sensazioni provate . Il Tor è alla portata di tutti e lo sottolineo volentieri , è un viaggio in cui hai il tempo di pensare a tante cose e ogni giorno ti permette di riflettere profondamente . È stata una avventura piena di fascino dove la determinazione svolge il ruolo principale . Ho cercato di approcciarmi a questa distanza nelle migliori condizioni possibili ed è andata nel migliore modo possibile . Già nel 2014 e poi nel 2017 eri ai nastri di partenza però . 4 anni fa mi mossi con lo spirito della sfida , lo scorso anno ero più consapevole , ma stavolta è stato un modo per fare una vacanza e sono giunto al traguardo con il sorriso . Il TDG ti mette alla prova ma ne vale veramente la pena poiché il clima che si instaura è favoloso , va corso e spiegarlo è riduttivo . Come ti sei mosso in quei giorni in montagna ? Avevo svolto un programma preciso nei mesi precedenti ma sono incappato in giorni più caldi del previsto , al 50º km ero disidratato, giungendo alle basi vita ho ripreso a bere in maniera decente , ogni sera ho fatto microsonni di 90 minuti per riprendere vigore e per arrivare al traguardo . Nel 2014 avevo avuto una periostite , stavolta mi sono dosato diversamente nelle discese e negli ultimi giorni sono cresciuto . Come ti sei nutrito ? Ho mangiato come se fossi stato in vacanza,al Tor viene servita minestra , polenta con sugo di cervo , salsicce , in pratica quello che ho trovato ai ristori l’ho trangugiato con tanto piacere . C’è stata una persona che ti ha seguito in questi giorni vero ? Si la mia compagna Daniela è stata fondamentale e di grande aiuto , il suo sorriso mi ha sorretto nelle difficoltà . Lo scorso anno eravamo fianco a fianco in gara e al chilometro 200 dovette ritirarsi , purtroppo quest’anno non è stata sorteggiata ma ha promesso che ci riproverà in futuro . Il momento più toccante di questi giorni è avvenuto a Niel , li Daniela nel 2017 aveva riconsegnato il pettorale , mi ha atteso con un sorriso complice e ci siamo promessi che nel 2019 saremo assieme per portare in fondo la gara . Come è nata la tua passione per le ultramaratone e contemporaneamente per i Trail? Amo stare all’aria aperta , ma prima del Tor la gara che mi ha più segnato è stata la 100 km del Passatore . Le 3 volte che l’ho corsa è stato durissimo , infatti sono giunto a Faenza con tanta fatica . Sembrerà strano ma ritengo il Passatore più complicato del Tor , ci sono meno pause , l’approccio cambia e l’asfalto ti segna . Oltre al podismo ami molto la bicicletta . In realtà amo le bici di una volta , sono affascinato dai tubi d’acciaio , ci corro con piacere , le gare con quei mezzi poi prevedono ristori favolosi come i panini con la porchetta . Cosa farai dopo il Tor ? Mi piacerebbe ricorrere una maratona , ma non so ancora di preciso come mi muoverò . A chi dedichi il tuo arrivo al Tor ? È per Daniela e spero che nel 2019 il tratto Niel -Courmayeur possa vederci affiancati , sarebbe un brivido . La tua compagna di squadra Caterina Corti ha terminato il Tor per la prima volta , due parole su di lei le puoi spendere ? È stata una emozione stupenda vederla finisher , non immagini la gioia provata durante i festeggiamenti . Vorrei salutare infine tutti i ragazzi dell’Avis Foiano e spedire un abbraccio al nuovo presidente Luca Belloni . Chiudiamo in semplicità l’intervista con una frase che mi hai detto a Foiano relativamente al podismo . Vedo che hai buona memoria e la ripeto volentieri : l’ultramaratona è conoscersi .

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